Concorso “NONNI E NIPOTI, UN LEGAME DA RACCONTARE” - Terza edizione
Secondo Posto Sezione Scrittura Scuola Secondaria 2° gradoLIDIA BUSTO
Liceo “don Lorenzo Milani”, Acquaviva - Sede associata “Leonardo da Vinci”, Cassano
Partecipo a questo concorso in un momento particolare. Dei miei quattro nonni, solo due sono ancora in vita, e uno di loro purtroppo sta molto male.
Per questo motivo non ho materialmente potuto sedermi accanto a loro e porre loro alcune domande, ascoltando le loro personali risposte.
Credo, però, fermamente che i nonni non muoiano mai, la chiave per non dimenticare mai la loro presenza è custodire il loro ricordo nel cuore.
Spesso mia mamma parla di sua nonna, dicendo che ne sente ancora viva la presenza, tramandando a noi figli i valori e consigli che conserva.
Per questo, sono abbastanza sicura che i momenti speciali rimarranno con me anche quando sarò adulta.
Così ho deciso di non rinunciare a questa intervista, l’ho trasformata in un dialogo immaginario, un’ultima conversazione insieme a tutti e quattro i miei nonni. Ho immaginato le loro risposte come se fossero ancora qui. E forse, in un certo senso, lo sono.
Io: Cosa significava per voi il tempo libero? Come lo passavate?
Nonno Stefano: Come sai, ho vissuto la mia infanzia vivendo in campagna, vivendo in una realtà assai diversa da quella che voi giovani affrontate oggigiorno. L’aria aperta, la brezza estiva, l’odore dei fiori… era impossibile non voler passare intere giornate all’esterno giocando con gli animali e correndo spensieratamente tra i campi. Il tempo libero, però, è durato poco: con la morte di mio papà, ho dovuto responsabilizzarmi all’età di soli 6 anni, imparando ad aiutare mia madre nelle faccende di casa e affiancando i miei fratelli più grandi nei lavori dei campi
Io: Quali erano i sogni di un ragazzo o una ragazza della tua generazione?
Nonna Lidia: Eravamo ragazzi proprio come voi, ovviamente custodivamo molti sogni nel cassetto. Volevamo avere una vita prosperosa, crescere tanti figli in salute e lavorare per loro. Sognavamo una vita dignitosa con qualche soddisfazione, anche se erano aspettative che voi giovani oggi considerate “basse”, ci impegnavamo molto per raggiungerle! Voi adolescenti di oggi cosa sognate?
Io: Nonna, devi sapere che siamo tutti diversi, anche io stessa, confrontandomi con i miei coetanei, noto molti contrasti. Io, personalmente, vorrei viaggiare in tutto il mondo, conoscere nuove culture, esplorare nuovi orizzonti, accrescere il mio bagaglio culturale. Vorrei avere una famiglia e trasmettere ai miei figli tutto l’amore possibile, affiancando a ciò anche un lavoro che mi soddisfi e, perché no, andare anche in palestra qualche volta, pensando anche al mio benessere. In generale, noi adolescenti cerchiamo l’indipendenza.
Prossima domanda: Cosa rendeva “prezioso” il tempo nel passato, anche se si avevano meno cose?
Nonna Angela: Nipotina, ti ricordi quando eri piccola? Mi sedevo sul pavimento per giocare con te, secondo te cosa rendeva speciale quei momenti? Di certo non i giocattoli che utilizzavamo, bensì l’affetto che provavo nei tuoi confronti. Ecco, per rispondere alla tua domanda faccio riferimento a ciò, quando ero giovane erano importantissimi i sentimenti, non importava avere l’ultimo modello di uno strumento, essere alla moda, avere tantissimi giocattoli, ci divertivamo chiacchierando a lungo, cantando, ballando…
Io: Qual era il vostro gioco preferito?
Nonna Lidia: Senza dubbio le bambole di pezza! Ti confesso che era più divertente prepararle con le nostre mani che giocarci. Era una grande soddisfazione e devo ammettere che ero proprio fiera delle mie bamboline.
Io: Se poteste riportare qualcosa del vostro tempo nel presente, cosa sarebbe? E perché?
Nonno Pino: Probabilmente non riporterei un oggetto materiale, ma una sensazione: la voglia di passare del tempo insieme. Osservando le nuove generazioni ho paura che questo stia pian piano svanendo: vedo ragazzi che si incontrano la sera ma che passano ore e ore al cellulare invece che conversare tra di loro… Mi intristisce molto.
Io: Hai completamente ragione, sono un po’ preoccupata per il cambiamento dei nostri comportamenti che sta avvenendo a causa del telefono. Io, per fortuna, ho molti amici che la pensano come noi due, quindi cerchiamo di utilizzarlo il meno possibile quando siamo insieme. A proposito… Cosa vi mancava allora che oggi invece i giovani hanno facilmente?
Nonno Stefano: la comodità. Banali azioni come soddisfare i bisogni primari erano completamente differenti ai miei tempi. Non ottenevamo tutto così facilmente come voi, ogni cosa andava “sudata”. Ti spiego: quando era ora di preparare il pranzo, aiutavo mio fratello a raccogliere le verdure dall’orto, oppure la mattina, prima di colazione, mia mamma mungeva le mucche. Oggigiorno, invece, aprite il frigo ed è tutto pronto: faticate meno!
io: Deduco dalle vostre parole che avete timore del futuro della nostra generazione. Cosa vi fa più paura del mondo moderno?
Nonno Pino: La perdita dei sentimenti, ho paura che con il passare degli anni voi giovani diate meno importanza alle emozioni e vi focalizzaste meno sull’affetto nei confronti degli altri. Secondo me la causa di tutto ciò è la tecnologia: passare troppo tempo al telefono vi sta piano piano spegnendo.
Io: Capisco il tuo punto di vista, nonno, ma non sono d’accordo. Noi adolescenti di oggi siamo molto sensibili e emotivi, solo che alcuni di noi sentono un muro davanti a loro. Oggigiorno, esprimere le proprie emozioni è difficile, noi ragazzi ci sentiamo costantemente giudicati e spesso anche una semplice lacrima può essere interpretata come segno di debolezza.
Passiamo all’ultima domanda: secondo voi, in cosa ci somigliamo di più, nonostante gli anni che ci separano?
Nonna Lidia: come ti ripeto ogni giorno, credo fermamente che tu sia una ragazza molto determinata, che non ha paura di inseguire i propri sogni; a volte non hai timore di deludere le aspettative degli altri pur di continuare per la tua strada, soprattutto non facendoti condizionare dal pensiero altrui. Secondo me è questo che ci rende simili: la caparbietà.
Per questo motivo non ho materialmente potuto sedermi accanto a loro e porre loro alcune domande, ascoltando le loro personali risposte.
Credo, però, fermamente che i nonni non muoiano mai, la chiave per non dimenticare mai la loro presenza è custodire il loro ricordo nel cuore.
Spesso mia mamma parla di sua nonna, dicendo che ne sente ancora viva la presenza, tramandando a noi figli i valori e consigli che conserva.
Per questo, sono abbastanza sicura che i momenti speciali rimarranno con me anche quando sarò adulta.
Così ho deciso di non rinunciare a questa intervista, l’ho trasformata in un dialogo immaginario, un’ultima conversazione insieme a tutti e quattro i miei nonni. Ho immaginato le loro risposte come se fossero ancora qui. E forse, in un certo senso, lo sono.
Io: Cosa significava per voi il tempo libero? Come lo passavate?
Nonno Stefano: Come sai, ho vissuto la mia infanzia vivendo in campagna, vivendo in una realtà assai diversa da quella che voi giovani affrontate oggigiorno. L’aria aperta, la brezza estiva, l’odore dei fiori… era impossibile non voler passare intere giornate all’esterno giocando con gli animali e correndo spensieratamente tra i campi. Il tempo libero, però, è durato poco: con la morte di mio papà, ho dovuto responsabilizzarmi all’età di soli 6 anni, imparando ad aiutare mia madre nelle faccende di casa e affiancando i miei fratelli più grandi nei lavori dei campi
Io: Quali erano i sogni di un ragazzo o una ragazza della tua generazione?
Nonna Lidia: Eravamo ragazzi proprio come voi, ovviamente custodivamo molti sogni nel cassetto. Volevamo avere una vita prosperosa, crescere tanti figli in salute e lavorare per loro. Sognavamo una vita dignitosa con qualche soddisfazione, anche se erano aspettative che voi giovani oggi considerate “basse”, ci impegnavamo molto per raggiungerle! Voi adolescenti di oggi cosa sognate?
Io: Nonna, devi sapere che siamo tutti diversi, anche io stessa, confrontandomi con i miei coetanei, noto molti contrasti. Io, personalmente, vorrei viaggiare in tutto il mondo, conoscere nuove culture, esplorare nuovi orizzonti, accrescere il mio bagaglio culturale. Vorrei avere una famiglia e trasmettere ai miei figli tutto l’amore possibile, affiancando a ciò anche un lavoro che mi soddisfi e, perché no, andare anche in palestra qualche volta, pensando anche al mio benessere. In generale, noi adolescenti cerchiamo l’indipendenza.
Prossima domanda: Cosa rendeva “prezioso” il tempo nel passato, anche se si avevano meno cose?
Nonna Angela: Nipotina, ti ricordi quando eri piccola? Mi sedevo sul pavimento per giocare con te, secondo te cosa rendeva speciale quei momenti? Di certo non i giocattoli che utilizzavamo, bensì l’affetto che provavo nei tuoi confronti. Ecco, per rispondere alla tua domanda faccio riferimento a ciò, quando ero giovane erano importantissimi i sentimenti, non importava avere l’ultimo modello di uno strumento, essere alla moda, avere tantissimi giocattoli, ci divertivamo chiacchierando a lungo, cantando, ballando…
Io: Qual era il vostro gioco preferito?
Nonna Lidia: Senza dubbio le bambole di pezza! Ti confesso che era più divertente prepararle con le nostre mani che giocarci. Era una grande soddisfazione e devo ammettere che ero proprio fiera delle mie bamboline.
Io: Se poteste riportare qualcosa del vostro tempo nel presente, cosa sarebbe? E perché?
Nonno Pino: Probabilmente non riporterei un oggetto materiale, ma una sensazione: la voglia di passare del tempo insieme. Osservando le nuove generazioni ho paura che questo stia pian piano svanendo: vedo ragazzi che si incontrano la sera ma che passano ore e ore al cellulare invece che conversare tra di loro… Mi intristisce molto.
Io: Hai completamente ragione, sono un po’ preoccupata per il cambiamento dei nostri comportamenti che sta avvenendo a causa del telefono. Io, per fortuna, ho molti amici che la pensano come noi due, quindi cerchiamo di utilizzarlo il meno possibile quando siamo insieme. A proposito… Cosa vi mancava allora che oggi invece i giovani hanno facilmente?
Nonno Stefano: la comodità. Banali azioni come soddisfare i bisogni primari erano completamente differenti ai miei tempi. Non ottenevamo tutto così facilmente come voi, ogni cosa andava “sudata”. Ti spiego: quando era ora di preparare il pranzo, aiutavo mio fratello a raccogliere le verdure dall’orto, oppure la mattina, prima di colazione, mia mamma mungeva le mucche. Oggigiorno, invece, aprite il frigo ed è tutto pronto: faticate meno!
io: Deduco dalle vostre parole che avete timore del futuro della nostra generazione. Cosa vi fa più paura del mondo moderno?
Nonno Pino: La perdita dei sentimenti, ho paura che con il passare degli anni voi giovani diate meno importanza alle emozioni e vi focalizzaste meno sull’affetto nei confronti degli altri. Secondo me la causa di tutto ciò è la tecnologia: passare troppo tempo al telefono vi sta piano piano spegnendo.
Io: Capisco il tuo punto di vista, nonno, ma non sono d’accordo. Noi adolescenti di oggi siamo molto sensibili e emotivi, solo che alcuni di noi sentono un muro davanti a loro. Oggigiorno, esprimere le proprie emozioni è difficile, noi ragazzi ci sentiamo costantemente giudicati e spesso anche una semplice lacrima può essere interpretata come segno di debolezza.
Passiamo all’ultima domanda: secondo voi, in cosa ci somigliamo di più, nonostante gli anni che ci separano?
Nonna Lidia: come ti ripeto ogni giorno, credo fermamente che tu sia una ragazza molto determinata, che non ha paura di inseguire i propri sogni; a volte non hai timore di deludere le aspettative degli altri pur di continuare per la tua strada, soprattutto non facendoti condizionare dal pensiero altrui. Secondo me è questo che ci rende simili: la caparbietà.