UTE Cassano Murge

CARA UTE, TI SCRIVO…

A.A. 2020/2021

Questa rubrica vuole essere un invito per tutti noi a riscoprire il piacere di scrivere e raccontare. La scrittura, infatti, ci permette di entrare meglio in contatto con le nostre emozioni, di aprire il cassetto dei ricordi, riavvolgere il filo dei pensieri e lasciare le parole libere di volare. Basta un piccolo spazio bianco per condividere idee, memorie, vissuti, versi, riflessioni, esperienze… e tornare ad essere empaticamente “connessi”!


In questo lungo e altalenante periodo di pandemia mi è tornata in mente una scena del film “Storia di una ladra di libri”, scena in cui donne, bambini, vecchi, avvertiti da una sirena (siamo nella 2° guerra mondiale), corrono a ripararsi nel rifugio più vicino. In esso si sentono mormorii, pianti di bambini, invocazioni… Fra i rifugiati c’è anche la protagonista del film che improvvisamente comincia a narrare ad alta voce una delle tante storie lette. Dopo qualche momento di incredulità, di curiosità fra i presenti, poco alla volta tutto si acquieta, il silenzio sopraggiunge e ognuno si lascia prendere dalla vicenda narrata, quasi dimenticando ciò che accade fuori e che in quel luogo li tiene riuniti. Solo il successivo suono della sirena li riporterà alla cruda realtà. Oggi purtroppo ci troviamo a combattere una guerra contro un nemico invisibile: le sue ferite, anche mortali, non sono annunciate da alcuna sirena e la nostra difesa è rimanere il più possibile nel nostro rifugio, la nostra casa. Pertanto noi prendendo come esempio la protagonista del film, potremmo tacitare “in parte” le nostre lamentele e le nostre paure con la lettura di un buon libro, perché un buon libro sa essere amico, rifugio, evasione, risposta ai nostri interrogativi, conoscenze, approfondimenti… Buona lettura!
A proposito di alcuni modi di dire. Leopardi riporta nello "Zibaldone" una lettera dello scienziato Lorenzo Magalotti il quale nel febbraio 1683 scriveva che gli italiani sono soliti lamentarsi che "le mezze stagioni non ci sono più". Leopardi commentava nell'Ottocento che nei confronti del tempo gli italiani non hanno mai cambiato opinioni.
Giacomo Cecere
Cara UTE, io ci sono stata su quella nave, sulla NAVE della LEGALITÀ e portai con me un gruppo di alunni ed insegnanti della mia Scuola di allora, perché da quel giorno, dal 23 maggio del ’92, dalla strage di Capaci, il mio impegno umano e professionale ebbe un nome e una direzione: educare alla LEGALITÀ. Quelli che seguono sono i ricordi di quel viaggio, un viaggio per non dimenticare…
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Sono i nonni il vero "stato sociale” perché tappano i buchi economici ed assistenziali dei figli e dei nipoti. Sono, i nonni, più ricchi dei loro figli e più sani dei loro genitori (se ancora in vita).
Ma chi sono i nonni di oggi? Quando si sono trasformati da peso in risorsa?

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Cara UTE, in questa giornata dedicata al papà, nessuno di noi può fare a meno, anche a quasi 70 anni d’età, come me, di ripensare al proprio padre, a quella persona che magari abbiamo temuto ma che abbiamo anche profondamente amato. Oggi ti apro quindi il mio cuore e ti mando una lettera che ho scritto per lui, mio padre, Francesco Alberto Di Leone. Un solo rimpianto: non ha mai potuto leggerla, ma chissà… forse lassù tutto è possibile…
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Cara UTE, ho sempre pensato che essere “donna” sia un privilegio ed io sono fiera di appartenere al misterioso universo femminile, di cui sono una piccola scheggia in un immenso e meraviglioso cosmo, un magma creativo in perenne movimento, fatto di luci e di ombre, di slanci e ritirate, di lacrime e sorrisi, di silenzi e di parole. E se dovessi descrivere una donna, direi che è come…
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04/02/1956 - Data che difficilmente dimenticherò. Allora avevo sedici anni ed ero studente liceale presso lo istituto "Publio Virgilio Marone" di Gioia del Colle. Per raggiungere quella sede, andavo in bicicletta fino ad Acquaviva dove raggiungevo la stazione ferroviaria per prendere il treno delle 7:45.
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Sono i nonni il vero "stato sociale” perché tappano i buchi economici ed assistenziali dei figli e dei nipoti. Sono, i nonni, più ricchi dei loro figli e più sani dei loro genitori (se ancora in vita).
Ma chi sono i nonni di oggi? Quando si sono trasformati da peso in risorsa?

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La Costituzione: riflessioni sul nostro tempo.
…Il Governo, nell'attuale crisi che sta attraversando il nostro Paese ed il Mondo intero, ha applicato, sulla base degli studi degli esperti a livello mondiale e, quindi, dell’O.M.S., tutti quei provvedimenti atti ad arginare la pandemia che si stava diffondendo, al fine di tutelare, quanto più possibile, la vita e la salute dei cittadini…

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Poi capisci che il cuore è semplicemente meraviglioso, perché parla in silenzio, soffre di nascosto, s'innamora ad ogni battito, nonostante le cicatrici della vita, continua imperterrito a sperare.
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Adesso
che il tempo si chiama adesso
che ieri è soltanto un lontano parente
che domani è un ospite sconosciuto…

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Sono invisibile, ma ci sono. Lo noti dal male che faccio ogni giorno. Hai provato a tenermi chiuso in un freddo e asettico laboratorio, ma in una tua leggera distrazione, diciamo “distrazione”, ho visto uno spiraglio di fuga.
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”E ritornammo a riveder le stelle” che i versi di Dante, siano di buon auspicio per il nuovo anno appena iniziato. Le mie parole chiave di quest'anno saranno…
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Ogni tanto la sirena di un’ambulanza interrompe il flusso del tempo e lo inchioda a quel momento, cristallizzando sgomento e paure rimossi. Eppure tutto prosegue in una formalità apparente. Abitiamo mondi paralleli, in una specie di schizofrenica connivenza di ossessione e la banale ritualità delle giornate.
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A che dura prova ci stai sottoponendo, Signora Pandemia.
Lontani fisicamente dai nostri figli, nipoti e familiari.
E che dire delle amicizie che si perdono negli anni della giovinezza ed ancor oggi vive.

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Quella sera a teatro
Il sipario chiuso e noi dietro le quinte definire gli ultimi dettagli… sulla scena un pozzo di cartone su un vicoletto del centro storico. "E se non viene nessuno?”
"Aspetta che termina la messa della sera… poi verranno… sì  che verranno”. E vennero.

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Scoperta: così definirei questo inusuale periodo di isolamento. Scoperta della mia terra, a cui, il lavoro prima e gli impegni familiari poi, mi avevano sottratta. Tutto è iniziato quasi per gioco, frequentando l’università della terza età.
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Cara UTE,
mi fermo un po' dalle mie faccende, per scriverti cosa sto provando in questo momento così particolare della mia vita…

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Cara UTE, ti scrivo
In una giornata uggiosa e bagnata dalla pioggia battente, sento la voglia di scriverti per dirti quanto mi manchi.

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LA MIA STORIA PICCOLA
Mio padre e la sua guerra
Tutti a mangiare intorno a un solo piatto
Dimentica di messi era la terra
invano al cielo invocava un patto.

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Pensieri liberi.
"E guardo il mondo da uno oblò”, questo nemico invisibile ci obbliga a restare in casa. Io amo viaggiare, mi manca il viaggio, ma non mi arrendo, viaggio con la mente, attraverso i libri: sono a Shanghai, a Barcellona, nel deserto del Marocco.

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Cari amici dell’UTE, vi scrivo per raccontarvi qualcosa di me.
Vivo sola, ma non mi lamento perché la solitudine non mi ha mai spaventato, anzi... A volte è un conforto, un rifugio, uno spazio emotivo per pensare, guardarmi dentro... Penso che tutti dovremmo farlo, dovremmo imparare a dedicare un po' di tempo al nostro "io" interiore. Presi dal tran tran quotidiano, dall'ansia del futuro o dalla nostalgia del passato, trascuriamo di entrare in contatto con noi stessi e chiederci "come mi sento ora?", "come vivo il presente?".

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